Il povero Piero

di Achille Campanile

Il povero Piero ha visto la luce!

Al teatro San Marco di Vicenza gli attori della Crisalide, diretti da Giocondo Petrolati, abbigliati da Osvaldo Montalbano  e illuminati da Lorenzo Riello, hanno divertito un pubblico numeroso e partecipe.
Grazie ancora a chi ci è venuto a vedere e un invito caloroso a chi vorrà seguirci nelle prossime date.


Non stupisca che il tema sia invece quanto di più macabro si possa immaginare: la morte, ovvero tutto ciò che, in un salotto borghese del secolo scorso, gira attorno ad un avvenimento tanto triste, la morte, appunto, del povero Piero.
L’autore sceglie a pretesto le esequie (o, come vedremo, le non-esequie) per scardinare l’insostenibile ipocrisia delle buone maniere, attribuendo ai numerosi personaggi che animano la scena il ruolo di semplici esecutori di obblighi sociali.

Ma la trama, pur perfetta e sorprendente, conta meno dei singoli dialoghi, dei fraintendimenti, dei siparietti grotteschi che si susseguono. Campanile ha scelto il funerale, per il gusto provocatorio di affrontare con ironia il tema più tabù, ma avrebbe potuto mettere in scena il matrimonio o qualunque altro rito collettivo, che scateni il massimo degli obblighi formali e, dunque, il minimo di logica possibile.
Il regista, com’è sua consuetudine, mette in scena la commedia con trascurabili manomissioni, sottolineando il ridicolo già insito nei personaggi e nelle situazioni.
( in alcuni momenti le movenze risultano addirittura burattinesche, il realismo non appartiene a quest’opera).

La scena è spoglia, ma visivamente movimentata dai singolari ed eleganti abiti dei tanti personaggi: neri, a significare la concessione alle convenienze, mentre cappelli ed accessori colorati e stravaganti sottolineano il grottesco che spunta ed esplode…

La critica sociale c’è, come non vederla: ironia beffarda, ma paradossalmente bonaria.
” Achille Campanile è un uomo allegro? un malinconico? un giocoso? un ridicolo? Vuole che si rida o si sorrida? No, Campanile non vuole nulla. Il suo umorismo è il più vuoto, il più inutile degli umorismi, è l’umorismo perfetto!” (P. Pancrazi).