Laboratori (Sceneggiatura de “L’uomo senza cuore”)

[ L’uomo senza cuore entra dal fondo del teatro. Seguito dalla luce e da un sottofondo musicale, l’USC è chiuso in sé, cammina lentamente, poi quando arriva sotto il palcoscenico volta il viso di tre quarti e comincia a parlare.]

USCITA Era una mattina come tutte le altre, a tentoni ho spento l’insistente ronzio della sveglia, ho rovesciato le coperte, ho infilate le pantofole ho raggiunto la stanza da bagno.
Aspettavo che lo specchio mi restituisse la solita immagine assonnata di un quarantenne, un po’ malandato che dopo qualche cura riprendeva la sua vitalità. Ma quale fu il mio stupore quando, guardandomi allo specchio, vidi che al posto del cuore c’era un orribile buco nero… Come se mi avessero sparato un colpo a bruciapelo.

[Lunga pausa di spalle e poi si gira riprendendo con accorata foga.]

Non mi domandai cosa fosse successo, ma corsi all’armadio, indossai i miei vestiti più belli affinché nascondessero quell’orribile buco nero che avevo sperato essere solo un effetto ottico provocato dallo specchio.

[Sempre più angosciato e rassegnato, si toglie giacca, panciotto e cravatta e li appoggia sulla seconda sedia di centro . Nel frattempo nel buio del palcoscenico si muovono velocemente delle ombre. Si sposta tra il pubblico.]

Non fu cosi; per giorni e giorni mi scrutai allo specchio per vedere se il buco nero non scomparisse. Ormai giravo fra la gente con il mio terribile segreto celato dagli abiti.
Una sera, stanco di girovagare, senza neppure sapere dove fossi, mi ritrovai in uno stretto vicolo, davanti ad una porta metallica segnalata da un cartello su cui era scritto – ingresso degli artisti.
Entrai – qui nessuno mi cercherà, mi dissi, e nessuno si accorgerà che ho un buco nero al posto del cuore… Ma cosi non è!

[si siede]

ENTRA BUTTERFLY

[Musica. Entra il primo telo sostenuto da due persone dietro al quale si staglia la silhouette di Pinkerton vestito da marinaio. Quando il primo telo è sulla sinistra del palcoscenico entra il secondo telo, davanti al primo e si ferma sulla destra del palcoscenico. Dietro al secondo telo si stagliano Suzuki che tiene in mano una lanterna e Butterfly. Finita la musica, mentre il telo comincia a scendere lentissimamente, Butterfly comincia il suo monologo.]

Butterfly Io sono qui, incatenata al mio personaggio / perché questo è il mio destino. E questa è la mia punizione per non aver capito: ma non giudicatemi per questo / abbiate per me compassione, perché io ho amato e quando ogni sera affondo il pugnale nel mio cuore / lo faccio solo per amore: si signori per amore / perché è per questo che si può morire.
L’amore per un uomo che ti usa e ti tradisce / l’amore per un figlio che tradisci perché non sai come fare per farlo crescere / l’amore tradito per coloro che con amore volevano aprirti gli occhi / l’amore tradito da mio padre che mi ha abbandonato per onore… e l’amore che io ho tradito per onore.
Avevo solo 15 anni quando lo incontrai: era bello ed il mio cuore cominciò a palpitare per lui / egli era dolce e premuroso ed inventava per me nuovi nomi. Io gli giurai la mia devozione di moglie fedele / come fece mia madre prima di me / e sua madre prima di lei …..e tutte le ave prima di noi!

[si inginocchia e man mano che parla si chiude, piegandosi lentissimamente in avanti per concludere con ripiegare su se stessa]

Ma nessuna di loro ha sofferto l’attesa di un abbandono / e così / giorno dopo giorno / il cielo non è più stato azzurro / il sole si è spento / il pettirosso non ha più fatto il nido…..ed il ciliegio non ha più fiorito….ed il mio cuore si è spezzato! [ accorata]
Si / ogni sera io rappresento per voi / tutte le donne tradite che sono venute prima di me e che dopo di me verranno: non giudicatemi signori / abbiate per me solo un po’ di compassione.

[si accascia e muore. Riparte la musica. Suzuki poggia la lanterna a terra, prende il telo e delicatamente con amore la ricopre. Suzuki prende la lanterna ed esce lentamente e dolente da destra, mentre il gruppo di Pinkerton esce simmetricamente a sinistra. Buio.]

USCITA [si alza e si gira verso il pubblico] Povera Cio Cio San, quanto dolore, chi mai potrà consolarla…sapete questo è un vecchio teatro ormai in disuso da anni, forse dall’ultima guerra; si sa, nei teatri c’è sempre qualche fantasma e questo, in quanto a ciò, è del tutto particolare.”

[Entra Don Chisciotte muovendo con le braccia il tubo del vento. Qualche passo dietro, ripetendo lo stesso movimento, entra Sancho Panza. Nello sfondo Dulcinea, vestita di bianco, altissima , indossa una maschera bianca , col capo reclinato. Quando Don Chisciotte muore gira la testa e si scopre che non era il suo vero volto ma che la maschera era l’immagine che Don Chisciotte voleva di lei].

Don Chisciotte: io sono stato abbandonato in questo luogo perché considerato pazzo, ma non credete a ciò che dicono signori, io sono don Chisciotte della Mancia, prode cavaliere e difensore dei deboli e dei dimenticati.

Sancho (in cor mio signori questo e’ matto: il suo cervello sfarfalla come una falena impazzita, ma lui non lo sa). E’ ver signore voi siete prode e cavaliere….ma un tantino fuori moda. Lo sapete che oggi il mondo non ha bisogno di eroi e difensori.

[entrambi tracciano un ampio arco con il tubo del vento]

Don Chisciotte: il mondo ha sempre avuto bisogno e sempre lo avrà di eroi e difensori, ma certo Sancio, ci vuole coraggio; il coraggio di essere denigrati e di essere considerati pazzi, il coraggio di guardare dalla parte giusta: vedi quelle persone là non hanno una casa, i loro figli sono denutriti e muoiono per la mancanza di acqua e di cibo e sono qui per chiedere aiuto, perché pensano ad un mondo migliore.

Sancho ( qui la cosa si fa pericolosa, nessuno li vuole quelli la’, c’e’ il rischio di farsi linciare a difenderli ). Si mio signore, avete ragione, ma …vedete, quelli la’ sono di un altro colore, di un’altra religione, non sono come noi, sono sporchi, maleodoranti e parlano un idioma incomprensibile e poi ci rubano il nostro pane ed il nostro lavoro e ce n’è già così poco qui!

[entrambi tracciano un ampio arco con il tubo del vento]

Don Chisciotte: una volta non era così, i cavalieri difendevano i più deboli ed avevano l’animo puro e incontaminato, non si curavano delle cose terrene e la loro mente era avvezza ai più nobili ideali….

Sancho ( non ci si fa….non ci si fa, la sua mente è altrove, non è più di questa terra ). Ma i tempi sono cambiati, ognuno deve mostrare ciò che vale e lo può fare, non ci sono più le vostre regole, raggiungere il proprio scopo è d’obbligo se non si vuole restare indietro ed annegare nell’indifferenza delle persone qualunque, senza potere, senza lusso e senza le comodità.

[entrambi tracciano un ampio arco con il tubo del vento]

Don Chisciotte: no credimi Sancio, non e’ questa la vita; l’anima non si nutre di denaro e lo spirito ha bisogno di un alito di vento per sognare tramonti, per fremere d’amore e riposare le membra stanche della fatica di una giornata di lavoro.
Sancho certo signore, voi avete ragione, ma nessuna pancia si e’ sfamata con un alito di vento ne’ si e’ dissetata con un tramonto. Credete a me signore ci sono cose più importanti.

[entrambi tracciano un ampio arco con il tubo del vento]

Don Chisciotte: come! Osi pensare che l’amore non esiste? Vuoi dire che la leggiadra dulcinea e’ un frutto immaginario che nessuno coglierà! Eppure io la vedo: bella, casta e amorosa, leggiadra nel suo incedere leggero.
Sancho credete a me signore, le donne sono tutte uguali: vogliono un marito e quando ce l’hanno ci montano sopra come si cavalca un asino a cui bendi gli occhi per portarlo dove vuoi e la vostra dulcinea altri non è che Aldonza e non aspetta altro che impalmarvi per piegarvi a suoi voleri. Credete a me signore, è meglio un incontro fugace, prendete ciò che potete e scappate.

[entrambi tracciano un ampio arco con il tubo del vento]

Don Chisciotte: no Sancio, questo mondo che tu mi narri non mi piace, non è il mio, da un mondo così è meglio scappare… Ma tu mi sei sempre stato fedele ed ora che la mia inutile vita è giunta a sera voglio lasciarti tutti i miei averi! Ricordi la promessa? Ma ti lascio anche le mie ultime disposizioni affinché tu le possa raccontare:

Vorrò morire da cristiano
Anche perché non dicano: hai visto?… Ecc…ecc.
Anche perché uno dice
Poi s'accorge che è inutile
E quindi ci saranno vecchie intorno
Il puzzo dell'orina e l'olio santo
Dovrò dunque confessarmi;
Il mio peccato e' questo:ho guardato la colata che scende e si rassoda
(oh come presto s'asciugava il gesso!)
La serie interminabile dei calchi
E' già era scritto il giorno
In cui volli parlare e fu impossibile
Se altro non m'apparve
Che un girotondo inutile di cose
E dire una parola era non dirne
Novecentonovantanove.
(la perfezione del non esser mai
La sfera senza punti e senza tarli!).
Così ho cercato in ogni archivio
Le cambiali dell'anima firmate,
Ogni tessera gialla
Che avesse la mia croce analfabeta.
E' questo il mio peccato,
E' pure la mia sola eredità:
La crepa senza grappe e calcestruzzo.
E questa e' la mia sola volontà:
Non cominciate a dire
Egli era così egli era cosà


[Don Chisciotte muore , Sancho visibilmente commosso e sconsolato dice:]

S: vedete signori ora se n’è andato…e la mia vita è vuota e forse…mi manca un alito di vento.
l’uomo riprende tranquillo e dice
USCITA “Vedete?! Anch’ egli ha trovato la pace solo nella morte…
Essi si muovono tra quelle pesanti ed impolverate cortine di velluto del sipario, fra i resti di pretenziose scenografie ricoperte da un intricato merletto di ragnatele: sono rimasti qui perché abbandonati da qualche distratto commediografo, perché troppo ingombranti o talmente legati al loro ruolo da non essere più capaci di uscirne!
Sembrano distratti, sembrano non prendersi cura di me, mi hanno guardato, affatto meravigliati, come se fosse la cosa più naturale del mondo che uno sconosciuto entrasse qui e indisturbato si sedesse in qualche angolo del teatro”

Entrano i sei personaggi, quasi al buio, con sottofondo musicale, ognuno di loro trascina, quasi fosse il peso di una vita, una sedia e si dispongono sulla destra, formando con le sedie una fila obliqua, come da sala d’aspetto, si siedono e sono agitati ed in evidente stato di disagio: il marito, la moglie, la figliastra, il ragazzo, il giovinetto e la bambina.
Il regista, nervoso, sale dalla platea, come per iniziare il suo lavoro ma viene fermato dal marito che dice:

Marito – Scusi, buona sera, vorrei chiederle..
Regista – Eh no eh, ancora lei! Mi lasci andare! questi mi assillano…ho gia’ abbastanza problemi!!! figurarsi, mettere in scena una tale tragedia, un pasticcio senza ne’ capo ne’ coda… ma per carità… il pubblico vuole altro… viene a teatro per divertirsi, per svagarsi, vuole ridere… certo, anche piangere, ma qui… mi si vuole dare una responsabilità (sbuffa) che io non mi voglio prendere…

Il marito scatta dalla sedia e gli si avvicina in piedi.

Marito – Ma scusi, le abbiamo chiesto di fare il suo mestiere … rappresentare le passioni, le emozioni… le offro il mio imbarazzo, metta in scena, se vuole, il mio cinismo, ma, per l’amor di dio, ci tolga da questa impasse…-

Si alza la moglie, anche lei alterata.

Moglie – E il rimorso che provo per aver lasciato quest’uomo, il dolore bruciante per la morte del padre dei miei figli, la tristezza per questa famiglia così male assortita, tutto questo non le sembra un soggetto abbastanza interessante da essere messo in scena?

Si risiede torcendosi le mani, la testa abbassata.
Si alza la figliastra e percorre, fumando, la scena, a grandi passi; passa ammiccante accanto al regista.

Figliastra – Può fare di me un gran personaggio! Non le ricordo le tragedie greche, la storiaccia di Edipo? Mi sono sacrificata per tutti (si gira verso i suoi familiari), per mantenere tutti… e a questa già miserevole condizione si e’ aggiunto l’ orrore, lo schifo… non so se mi spiego… (si gira verso il pubblico) qui si è sfiorato l’incesto!
Regista: – Ma per carità, fermiamoci qui, ci manca altro che metta in scena uno spettacolo a luci rosse, ma che storia losca, non se ne parla…
Ragazzo – E l’imbarazzo, la tristezza di noi figli, lo sconforto…metta, metta in scena la nostra infelice condizione, dia uno sbocco a questo dramma, o noi, me lo sento, siamo destinati a fare una brutta fine…
Regista (interrompendolo e urlando)- Ma siete tutti pazzi? per chi mi avete preso? Non voglio le vostre storie, e tantomeno voglio sentire i vostri problemi…
Al diavolo, andate al diavolooo!!! –

Esce agitato e tutti rimangono immobili.
Riprende la musica e, come sono entrati escono dalla parte opposta portandosi via ognuno la propria sedia.

USCITA: Anch’essi girano senza pace, senza trovare qualcuno che li ascolti o si prenda cura di loro.
Osservarli ed ascoltarli è il mio passatempo preferito: ascoltate quanto tramestio ci sarà quando entrerà Barbablù, accompagnato com’è da tutte le suo mogli”

Con grande tramestio ed un gran vociare stridulo di voci femminili entra un gruppo indistinto di donne, in un secondo momento entrano Barbablù e la settima moglie.
Si siedono su due sedie, al centro della scena, si danno la schiena e danno il fianco al pubblico. Parlando, si girano su se stessi e verso il pubblico, a seconda. Dietro di loro,di spalle come donne/fantasma, una tutta bianca una tutta nera… un groviglio di figure:

Barbablù. Ammetto di avere un carattere piuttosto violento, certo, non l’ho mai negato..”

Moglie V. Altro che piuttosto violento! le hai tormentate e le hai fatte tutte, quelle povere donne!”

Barbablù Ma quali povere donne! Ciascuna, a modo suo, mi ha torturato, ferito psicologicamente se non fisicamente, disgustato nel più profondo dell’animo, perché anch’io ho un animo! Sono un uomo distrutto, per questo ti avevo chiesto aiuto; sembravi mite, dolcissima, e invece mi sono trovato alle prese con un’altra virago…

Moglie V. (verso il pubblico) Si sa, uomo barbuto, sempre piaciuto! (sospira) e poi… che fosse ricco non mi dispiaceva, e lui è MOLTO ricco…”

Barbablù Appunto, mi avete voluto per i miei soldi e vi siete presentate, all’inizio, nel migliore dei modi. Ma poi… Prima, bionda e bellissima, era la superbia personificata: mi trattava, anzi, trattava tutti, dall’alto in basso, era villana con la servitù…”

Donna/fantasma 1 (girandosi verso B). Non era certo un buon motivo per seppellirmi viva in giardino!

Barbablù Seconda, una bruna dagli occhi verdi, passava il tempo sul divano a vedere la televisione, niente la interessava, io, per lei, ero trasparente…la pigrizia l’aveva resa un vegetale…

Donna/fantasma 2 Non era proprio un bel vedere, ma soffocarmi con un cuscino mentre guardavo Beautiful.

Barbablù Terza, una rossa davvero provocante, era irascibile a dismisura. La sua faccia diventava paonazza mentre mi lanciava tutto quello che le capitava a tiro… nessuno aveva più il coraggio di avvicinarla… quella iena…”

Donna/fantasma 3 Immagino la vita d’inferno che ti ho fatto fare: ciò non giustifica che tu mi abbia arrostita come un maialino, e con un limone in bocca, poi…”

Barbablù Quarta, la giovane sudamericana, all’inizio mi sembrava la risposta a tutte le mie preghiere: mi offriva con voluttà il suo bellissimo corpo, (sospira) con lei ho passato delle notti fantastiche… ma in poco tempo le richieste si fecero sempre più pressanti, le sue fantasie diventarono sadiche… io non le bastavo più, ogni maschio che si affacciava a casa nostra, fosse il postino o il garzone del pane, trovò posto nel suo letto. Ero lo zimbello della città, la cosa si fece insostenibile…”

Donna/fantasma 4 Portare il gioco erotico fino ad impiccarmi alla testiera del letto, è stata un’autentica crudeltà…E poi poca fantasia!

Barbablù Non lo nego, ho esagerato, ma mi aveva portato allo stremo… Quinta sembrava un’indossatrice, era una bellezza eterea e fascinosa; quando però fu certa d’avermi conquistato e si fu insediata nella mia villa, cominciò a lasciarsi andare: il cibo divenne il suo unico interesse, cucinava e mangiava, mangiava, mangiava…Ben presto divenne una palla di grasso, dove annegavano i suoi bei lineamenti…”

Donna/fantasma 5 E così mi hai offerto una polpetta avvelenata insipida e malcotta …su cui mi sono avventata, il resto lo sai.

Barbablù Sesta sembrava una principessa orientale, esotica ed elegante nei gesti; le piacevano i ricchi abiti ed i gioielli che le regalavo. Ma una frenesia di possesso le impediva di godere delle mie ricchezze, temeva di perderle, non erano mai abbastanza: ridusse i nostri agi, per risparmiare acqua non si voleva fare più nemmeno il bagno, mise sotto chiave tutte le belle cose che possedevamo, divenne una megera orrenda…

Donna/fantasma 6 E come una strega mi hai bruciata in un rogo infernale!”

Barbablù (verso il pubblico) Potete ben ammettere che sono stato parecchio sfortunato, Dio che brutti incontri che ho fatto nella mia vita!
Infine, mi è parso di vedere in te quello che ho sempre cercato, una compagna tranquilla e fedele: ma ( ancora verso il pubblico) la curiosità di questa donna le ha fatto scoprire la storia delle mie precedenti mogli: ho scritto un diario che lei, di nascosto, è andata a leggere. E dunque ( si rivolge verso la settima e tenta di prenderla per il collo) anche tu devi morire!!!!”

Moglie 7 No, no, nooooo!” e scappa, inseguita.

L’omo senza cuore emette una risata soffocata e al contempo indulgente, quasi a dire: “questo è il mondo, che ci volete fare!” Quindi, come ritornando in sé, dice:

USC: Vedete?! Me ne sto qui seduto, in quest’angolo, e li guardo affascinato quando a sera ognuno di loro reinterpreta, come d’abitudine, la propria parte.
Mi perdo al suono delle loro battute, m’incanto ai loro gesti…
È come se essi agitassero in me qualcosa di caparbiamente vivo e mi domando cosa: il mio cuore non c’è più! (risata ironica) e poi per chi mai reciteranno?
Stasera sono più stanco del solito, forse e’ questo maledetto caldo estivo che riempie l’aria polverosa dell’acre odore di muffa, mi toglierò la camicia e mi riposero un po’ su questa poltrona.”

Si addormenta
Sul palcoscenico appare Don Chisciotte. Gira senza una meta precisa finché si accorge dell’uomo senza cuore addormentato sulla poltrona in platea, lo guarda ponendo tutta la sua attenzione sul buco nero sul petto dell’uomo quindi chiama un altro personaggio. Che poi ne chiama un altro e un altro e un altro ancora finchè tutti raccolti sul proscenio guardano prima meravigliati e poi teneramente l’uomo addormentato. L’uomo si sveglia e quando si accorge che è senza camicia fa per prenderla ma è ormai troppo tardi.
Uno ad uno i personaggi si scoprono lentamente il petto mettendo in evidenza un identico buco nero. Quindi lo invitano a salire sul palcoscenico come per invitarlo a recitare .L’uomo si gira verso il pubblico e quasi piangendo dice:

USC “Io non so recitare, non ho mai recitato!”

Ma i personaggi lo guardano insistentemente e lo chiamano.

USC Sì, andrò con loro, che cosa ho da perdere?, essi mi capiscono… E sanno chi sono.
E con passo sicuro sale sul palcoscenico, i personaggi si mettono in fila, l’ultimo lo prende per mano, vanno verso il pubblico e si inchinano.

FINE

Commenti musicali

  • Ingresso dell’Uomo senza Cuore: Orfeo ed Euridice – C.W. Gluck  (1’47”)
  • Ingresso di Butterfly: da Butterlfy di G. Puccini, Coro a bocche chiuse (2’55”)
  • Morte di Don Chisciotte: concerto n 5 in Fa minore (adagio) di Johann Sebastian Bach (3’6”)
  • Ingresso dei 6 personaggi in cerca d’Autore: Streicht quintet e-dur D 956 F. Schubert (2’3”)
  • Uscita dei Sei Personaggi: Streicht quintet e-dur D 956 F. Schubert (1’26”)
  • Barbablù, ingresso delle Mogli: La Valse “ainsi que la brise legère” da Faust C. Gounod (2’40”)
  • Finale di Barbablù: soundtrack di Venere in Pelliccia, Alexandre Desplat (2’18”)
  • Finale: Cello suite n.1 Prelude (da Jiro Dreams of sushi soundtrack) remixed Johann S. Bach e m. Cohlbecker (7’9”9

Cast

Uomo senza cuore
Butterfly
Suzuki
Pinkerton
Don Chisciotte
Sancho
Dulcinea
Regista
Padre
Madre
Figliastra
Figlio
Giovinetto
Bambina
Barbablù
Moglie Viva
Prima
Seconda
Terza
Quarta
Quinta
Sesta

Regia

Samuele Grolla
Erika Magnabosco
Laura Bevilacqua
Diego Todesco
Loris Zarantonello
Diego Todesco
Giulia Ferro Milone
Zeila Biondi
Marcello De Boni
Antonia Bianciardi
Marina Savio
Gianluca Corà
Diego Todesco
Irene Parente
Urbano Bonato
Irene Parente
Luciana Carraro
Letizia Tonello
Marta Bonato
Isabella Calenco
Paola Dalla Vecchia
Anna Teresa Padovan

Giocondo Petrolati