Laboratori (l’uomo senza cuore)

Era una mattina come tutte le altre, a tentoni, ad occhi chiusi, con la mano aveva spento l’insistente ronzio della sveglia e, rovesciate le coperte, era sceso dal letto, aveva infilato le pantofole per raggiungere la stanza da bagno. Si aspettava, come sempre, che lo specchio gli restituisse la solita immagine assonnata di quarantenne un po’ malandato che dopo qualche cura riprendeva un po’ di vitalità.
Ma quale fu il suo stupore, quando guardandosi allo specchio, vide che in corrispondenza del cuore c’era un orribile buco nero, come se qualcuno avesse sparato un colpo a bruciapelo. Non si domandò cosa fosse successo, ma corse all’armadio e prese, per indossarli, i vestiti più belli affinché nascondessero quell’orribile buco nero, che aveva sperato essere solo un effetto ottico provocato dallo specchio. Ma non era così.

Per giorni e giorni si scrutò guardingo allo specchio, per vedere se il buco nero scompariva; ormai, girava fra la gente con il terribile segreto celato dagli abiti.
Una sera, dopo aver girovagato a lungo senza meta, senza sapere neppure dove fosse, si ritrovò in uno stretto vicolo, davanti ad una porta metallica segnalata da un cartello su cui era scritto: “INGRESSO DEGLI ARTISTI”.

Era questo un vecchio e polveroso teatro, ormai in disuso da anni, forse dall’ultima guerra. Pensò: “Qui nessuno mi cercherà e nessuno si accorgerà che ho un buco nero al posto del cuore”.
Non fu così. Si sa, nei teatri c’è sempre qualche fantasma e questo, quanto a ciò, era particolare. Dietro le pesanti e impolverate cortine di velluto del sipario, fra i resti di pretenziose scenografie appannate da un intricato merletto di ragnatele, erano rimasti i personaggi abbandonati da qualche distratto commediografo o qualcuno particolarmente legato al suo ruolo tanto da non essere più capace di abbandonarlo. Ma, strano a dirsi, essi apparivano eterei, inconsistenti, e muovendosi e parlando non facevano rumore. Poi sembravano distratti, parevano non darsi cura di lui, lo avevano guardato per nulla meravigliati, come fosse la cosa più naturale del mondo che uno sconosciuto entrasse lì e, indisturbato, si accomodasse in qualche angolo del palcoscenico.

Osservarli ed ascoltarli era il suo passatempo preferito. Ognuno aveva conservato il suo abito di scena: C’era una delicata Butterfly col suo kimono di seta un po’ impolverato, accompagnata da un impeccabile quanto pentito Pinkerton e quei sei, quegli strani sei personaggi in cerca d’autore che non l’avevano ancora trovato. E poi quel Barbablù che, ogni volta che arrivava accompagnato com’era da tutte le sue mogli, provocava un tale tramestio.. E che pena, che pena quel povero Don Chisciotte sul suo ronzino; non gli avevano lasciato nemmeno una pala dei mulini allestiti per la sua rappresentazione ed ora vagava, se possibile, ancora più pazzo.

Egli se ne stava là, seduto in un angolo, e li guardava affascinato quando la sera ognuno di loro reinterpretava, come d’abitudine, la propria parte.
Si perdeva al suono delle loro battute, incantato dai loro gesti; era come se essi agitassero in lui qualcosa di caparbiamente vivo ed egli si domandava che cosa, il suo cuore non c’era più! E poi, in fondo, quelle cortine di velluto rimanevano ostinatamente chiuse e, come ogni sera, a fine rappresentazione egli si domandava per chi recitassero.

Una sera, forse perché più stanco del solito, forse perché il caldo estivo aveva riempito l’aria polverosa dell’acre odore di muffa tipico dei locali chiusi, si dimenticò di infilarsi la camicia, e quando si accorse che gli occhi erano tutti puntati su di lui era ormai troppo tardi. Il suo buco nero contrastava spaventosamente col biancore della pelle. Nell’agghiacciante silenzio che si era creato, fece il debole tentativo di portare la mano al petto. Ma era troppo tardi. Poi si accorse che ad uno ad uno, anch’essi cominciavano a togliersi l’abito, mettendo tutti in evidenza un identico buco nero nel petto.
Non credeva ai suoi occhi, eppure essi erano come lui.

Si avvicinarono, e amorevolmente lo invitarono a recitare con loro. Non aveva mai recitato, ma tanto cosa aveva da perdere? E mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime si approssimò alla scena.

  • I personaggi:

    Butterfly: chi è Butterfly? Dal testo alla rappresentazione, ascolto di brani musicali per approfondire la personalità e lo stato d’animo di Butterfly.
    Proposte di rappresentazione degli elementi emersi, cosa aiuta nel raccontare un personaggio?

    Don Chisciotte: chi è Don Chisciotte e perché impazzisce e vaneggia?
    Esercizio sul non riconoscere: dove sono?
    Lavoro sulle emozioni.
    Proposta di rappresentazione
    …. leggi di più

    Sei personaggi in cerca d’autore : i sei personaggi sono stati abbandonati in un teatro poiché sono stati ritenuti inutili (l’impresario si arrabbia, fa spegnere le luci e solo allora i personaggi entrano in azione).Un regista prova a capire cosa c’è che non va, che cosa stanno cercando; prova a metterli in scena, li posiziona nello spazio e poi accetta che essi si aggiustino per moto interiore e finalmente capirà qual è il dramma che stanno vivendo, quando ognuno di loro darà voce al proprio, e del quale non hanno mai potuto parlare.
    leggi dipiù

    Barbablù: chi è Barbablù? (Lettura delle varie interpretazioni)
    Perché uccide le sue mogli?
    Le mogli morte cosa hanno da dire a Barbablù?
    Se esiste, conoscono la loro corresponsabilità?
    Quella che si salva cos’ha da dire alle altre mogli morte ed a Barbablù?
    leggi dipiù
  • Finale: qual è il senso del finale?
    Che cosa scopre l’uomo senza cuore che lo spinge a decidere di salire sulla scena?
    E la scena è solo un palcoscenico o la scoperta che…….

SCENEGGIATURA DE “L’UOMO SENZA CUORE”

[ L’uomo senza cuore entra dal fondo del teatro. Seguito dalla luce e da un sottofondo musicale, l’USC è chiuso in sé, cammina lentamente, poi quando arriva sotto il palcoscenico volta il viso di tre quarti e comincia a parlare.]

USCITA: Era una mattina come tutte le altre, a tentoni…. continua a leggere